8 marzo 2021: attesa

L’8 marzo e tutti i giorni dell’anno
 
Ogni donna può dire di sé:
sono figlia di una grande storia
Possiamo ricordarlo sempre
Possiamo ricordarlo insieme
 
Possiamo ricordare ogni donna
che ci ha messe al mondo
ogni donna che ha camminato
vicino a noi
ogni donna che ci ha nutrite
 
Ricordiamo
Ascoltiamo


Voglio ricordare Lidia Menapace
nel primo 8 marzo della sua assenza
 
Voglio ricordare mia mamma nata il 7 marzo
che mi ha regalato una lingua madre
difficile misteriosa meravigliosa
 
Voglio ricordare la donna che sono stata
perché lei,
sempre sconfitta e mai vinta
con le sue lotte, la sua tenacia, la sua ricerca
mi consente di essere oggi quella che sono,
una vecchia donna che guarda il mondo
con tenerezza e indignazione,
passione e compassione,
curiosità, disincanto e speranza
 
 
Continuo a pensare che le donne
possono cambiare il mondo in un momento
se hanno il coraggio di affermare
quello che vogliono davvero
senza finzioni
senza mediazioni avvilenti
senza onnipotenza e senza impotenza
attente, vigili, prudenti, audaci
oneste, solidali e vicine
anche lontane
 
Chi vuoi ricordare?
Per chi vuoi lottare?
Che cosa vuoi per te?
 
Nel confuso vociare del presente,
la parola che può dire nasce dal silenzio
                              
Rosangela 2021

Dallo Spirito Santo all’asterisco

Dallo Spirito Santo all’asterisco, ciò che conta è oscurare il femminile?

Premessa
Le donne mettono al mondo i bambini e le bambine: li sentiamo crescere dentro di noi e trasformarsi da un grumo di cellule in potenzialità umana, l’abbiamo definito miracolo della vita e la scienza ci dice come accade, anche se siamo solo agli inizi, ma non spiega il perché accade: è parte della storia profonda, dei millenni che portiamo scritti nel Dna, in quell’impasto che si fa immediata storicità e di cui non abbiamo ricordo consapevole ma conserviamo memoria vitale.
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Collettive: il filo rosso delle donne di Lecco

Lecco è una piccola deliziosa cittadina lombarda dove sono stata invitata per varie iniziative  fin dagli anni ’80 del secolo scorso, quindi conosco molte donne a Lecco.

Mi sono emozionata quando Enrica Bartesaghi e Tita Papini, appena conosciute, sono venute a trovarmi e mi hanno illustrato il loro progetto di ricostruire in una mostra la storia del movimento delle donne a Lecco.

Il filo rosso, l’hanno intitolata e il significato è espresso molto bene dalla presentazione di Enrica nel libro che raccoglie tutti i testi della mostra, per ora rimandata a causa del Covid19. 

Considero un grande riconoscimento che mi abbiano chiesto di scrivere l’introduzione al libro, in attesa della realizzazione della mostra e di poterla commentare in presenza, come si dice ora. Intanto se avete occasione cercate questo libro.

COLLETTIVE 
Introduzione in Il filo rosso, Storie del movimento delle donne a Lecco, 2020

L’incontro collettivo gioioso, ironico, arrabbiato. E profondo, leggero, curioso, straziante, intimo, orizzontale: collettivo. E svelante, diffidente, impegnato, creativo, imprevisto, lungimirante, presente … e sempre collettivo: questo è stato il femminismo degli anni Settanta.
Fu la stagione dei collettivi e per noi la collettività era una visione dell’esistere come donne, una visione che allargava lo spazio angusto delle nostre vite e sosteneva con la sua aura il più piccolo sperduto gruppo che si riuniva nel più piccolo sperduto paese della nostra lunga penisola.
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Alle 21 Donne della Costituente: noi, eredi riconoscenti

Molti anni fa Lidia Menapace nel necrologio per la morte della madre scrisse di essere contenta di aver avuto come madre non una madre simbolica, non una madre badessa, non una regina madre, ma una ragazza emancipata allegra e ironica.
A noi ragazze ricordava sempre che sua madre si definiva una ragazza emancipata durante il fascismo, quando l’aggettivo significava puttana e perciò le figlie ragazzine si stupivano un po’ imbarazzate.
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Parole da casa: Madri in festa?

A tutte le donne che sono madri di se stesse, perché è l’unico modo di diventare adulte.
A tutte le donne che riconoscono le madri perché sono consapevoli di essere figlie.
A tutte le donne che riconoscono le donne accanto a loro, anche senza definizioni famigliari o reverenze genealogiche.
A tutte le madri che servono senza diventare serve.
A tutte le madri che dicono no.
A tutte le madri che non sono onnipresenti
A tutte le madri che non sono onnipotenti
A tutte le madri che sbagliano
A tutte le madri che lasciano sbagliare
A tutte le madri che se la squagliano
A tutte le madri che non fanno la maestra
A tutte le madri che inventano ogni giorno la propria festa
A tutte le madri che ti tengono nel cuore ma praticano la libertà dell’amore
A tutte le madri che non si vantano
A tutte le madri che si stancano
A tutte le madri senza retorica
A tutte le madri a termine
A tutte le madri che sanno cambiare
A tutte le madri che non mettono i figli all’occhiello o sulla targhetta di casa
o nella borsetta
A tutte le madri che disertano, che non esibiscono, che non si compiacciono
A tutte le madri che si fidano
A tutte le madri che non sono compiacenti
A tutte le madri che ti accompagnano mentre impari a camminare
A tutte le madri che non ti tengono al guinzaglio
A tutte le madri che non si sentono indispensabili
A tutte le madri che non ti confrontano, non ti misurano, non ti sfiancano
A tutte le madri che non ti considerano un investimento,
A tutte le madri che non ti spiano, calcolando il tuo rendimento
A tutte le madri che se ne sono andate
A tutte le madri che abbiamo rimpianto
A tutte le madri che hanno fatto il possibile
A tutte le madri che hanno fatto anche l’impossibile
A tutte le madri che hanno avuto un tempo troppo breve
A tutte le madri che hanno la fortuna di un tempo prolungato
A tutte le madri vissute in un tempo difficile, a quelle con un tempo beato
A tutte le madri che s’inventano
A tutte le madri che i figli sanno inventare
A tutte le madri che le figlie possono sognare