Chi sono

Sono nata nel 1953 in un angolo della pianura Padana, quando ancora il cemento non l’aveva mortificata, in una cascina chiamata Caldana e certo l’8 luglio l’afa avrà dato ragione a questo nome. Per fortuna sono nata al crepuscolo e immagino la notte estiva con le sue stelle.
Il paese era Offlaga, in provincia di Brescia, dove i miei nonni contadini si erano traferiti, con i sei figli, le tre figlie e le tre nuore, in cerca di una campagna più redditizia, quattro anni prima.
Ho tre mesi quando i miei genitori tornano al paese d’origine, Covo in provincia di Bergamo, stessa pianura e medesima povertà.
Viviamo in due stanze concesse in subaffitto dalla nonna materna per i miei primi dieci anni.
Mio padre è disoccupato e poi trova lavoro come muratore, mia madre fa la sarta in casa, lavora tanto e ricava poco.
Parlo italiano ed è la lingua scelta da mia madre per me in un mondo in cui tutti parlano dialetto. Per questo sono come una piccola straniera, una bambina seria e accigliata in un mondo che le parole non raccontano.
Ho bei ricordi di zie, cugine e cugini con cui sono cresciuta, vicine e vicini di casa affettuosi.
Proseguo gli studi perché sono brava e vinco una borsa di studio, ma la scuola media e poi ragioneria aprono solo pertugi per respirare. A quel tempo non trovavo un posto per me.
Ho scelto filosofia per amore, come dice la parola, ma non mi definirei filosofa.
Scrivo poesie e non mi definirei poeta.
Per quarant’anni sono stata un’insegnante di storia e letteratura nella scuola superiore ed è un modo di vivere che non si è ancora concluso, una responsabilità nei confronti di chi mi chiede di esserlo, una gratitudine per chi mi fa scoprire il senso delle parole perché mi ascolta.
Ho una specializzazione in Analisi transazionale e un certificato dice che sono counselor professionista. L’Italia resta un paese corporativo e per me la professione è quello che puoi professare se sai fare: ho svolto la professione come mestiere, cioè servizio, funzione, accompagnamento. Con passione e compassione.
Ho un dottorato in Epistemologia delle complessità e Antropologia, un’occasione per studiare e capire molte cose, forse non quelle previste dall’ingaggio, come sempre, del resto ero un’insegnante alla soglia della pensione e l’età conta.
Faccio formazione sui temi delle radici storiche e matrici culturali della violenza, seguendo tracce dalle leggi alla letteratura, dall’arte alla politica, dalle strutture delle narrazioni alle strutture dell’economia. Insegnare è un’arte maieutica in cui ci si interroga continuamente.
Sono arrivata a un’età in cui ogni definizione sembra parola vuota.
Invio il curriculum quando serve, con tutte le dichiarazioni richieste e sembra un elenco rispettabile di titoli, attività, pubblicazioni. Molte cose di cui sono invisibili le fatiche, gli esiti, le ragioni profonde, le crepe, gli apprendimenti autentici, gli incontri felici, le esperienze di vita, la vita.
Amiche e conoscenti si sbizzarriscono: scrittrice, scrittora, saggista, storica, antropologa, counselor … se dormi tanto sei una dormigliona, se scrivi tanto sei una scrivona. Mi sembra più azzeccato. Scrivo tanto, pubblico qualche volta, chiedendomi sempre se abbia senso.
Per il resto ho studiato e lavorato onestamente cercando di non fare danni.
Sono un’attivista femminista e nella mia storia l’associazione a cui sono legata da più lungo tempo è certamente l’UDI (Unione Donne Italiane ora Unione Donne in Italia).
Luoghi e definizioni mentono più di quanto illustrino.
Vivo ancora nel profondo nord, dove scopro e riscopro angoli e stagioni cercando di vedere oltre l’orizzonte, oltre i confini, oltre il visibile.
Quand’ero giovane mi presentavo dicendo: ho due figli, tre gatti e due cani. Ora i figli sono uomini, resta una gatta.
Seguo una mia strada solitaria, brancolando spesso al buio, mi accade di essere in buona compagnia.

2024 Curriculum PESENTI ROSANGELA

2024 Allegato al Curriculum di Rosangela Pesenti